Da impiegata in una casa d’aste a caso letterario con “Volevo essere una gatta morta”. La finta vedova, la criminologa, la valletta dalla Balivo, la viaggiatrice: chi è “la Bridget Jones italiana”
Questa è una storia di porte girevoli, le sliding doors che si sono spalancate a un certo punto lungo la strada di Chiara Moscardelli – scrittrice, ufficio stampa letterario e talento comico dai molti follower sui social e in tv (appena ci mette piede), il tutto non necessariamente in quest’ordine. Partendo dalla fine, Chiara è quella che per brevità – dopo il successo del primo libro autobiografico “Volevo essere una gatta morta” (ed. Einaudi Stile libero), nel 2011, a cui sono seguiti altri volumi di fiction e non, compreso il sequel “Volevo essere una vedova” – è stata definita “la Bridget Jones italiana”. Ma il paragone non rende del tutto l’idea.