Dal 17 al 21 aprile la visita ispettiva del Bie in città. La sfida con Busan e Riad entra nel vivo. Si teme Riad. A novembre la decisione del bureau di Parigi.
“Il nostro sarebbe un evento aperto al contributo di tutti i paesi non l’autocelebrazione di una nostra visione, la genuflessione a una nostra autonarrazione”. Matteo Gatto, architetto e direttore tecnico per la candidatura di Roma all’Expo 2030, sembra avercela con Bin Salman e la sua Vision 2030, il grande piano di modernizzazione del paese, il rinascimento arabo direbbe qualcuno, che il principe saudita sogna di coronare con l’esposizione universale del 2030. Niente di personale dunque nelle parole di Gatto. Riad, insieme a Busan in Corea del Sud e Odessa in Ucraina, è una delle candidate che si gioca con Roma l’evento. La competizione è entrata nel vivo. Negli scorsi giorni quattro membri del Bie (Bureau international des Expositions) hanno visitato Riad e incontrato Bin Salman. Lo stesso accadrà a Pasqua in Corea del Sud e dal 17 al 21 aprile la visita ispettiva toccherà anche a Roma. Non si sa ancora chi saranno i quattro “giudici”, né in rappresentanza di quali paesi. Di certo, lo prevedono le regole del Bie, saranno diversi da quelli inviati a Ryad e Busan. Arriveranno a Roma insieme al segretario generale del Bie,Dimitri Kerkentzes, per visitare l’area candidata, Tor Vergata e approfondire il dossier di presentazione della candidatura. Previsti incontri con il sindaco Roberto…