Viaggio nell’arteria di Roma est, fra degrado, prostituzione, droga e criminalità. Dove c’è solo una umanità schiacciata, immiserita, che vive in loculi di edilizia popolare e dentro accampamenti
Se abbassi il tuo naso fino a lambire il selciato ingombro di kleenex, preservativi usati, cartoncini di pessimo vino, bottiglie di birra, biancheria intima smutandata e ciancicata come mozzicone di sigaretta, mobilio frantumato, in disfacimento, pianori ocra rinsecchiti un tempo aiuole che lambiscono e circondano fino ad asfissiare fermate di mezzi pubblici che non transitano mai, puoi capire meglio di tante analisi sociologiche e psicologiche e storiche e urbanistiche le scene di violenza, di aggressione, di giustizia privata, privata in primis di qualunque lembo di umanità, trasmesse a schermi unificati pochi giorni fa. Viale Palmiro Togliatti. Il fu-Migliore, per ironia del caso, e del caos, il volto istituzionale del comunismo, pater costituente dopo aver svernato alla Corte di Stalin, ha dato nome a questo inferno fatto e rifinito di cemento, prostitute, trans, ragazzi di vita, nomadi, sfasciacarrozze, carcasse di auto sbruciacchiate e motorini dalla targa abrasa, volute nere di fumo e savane percorse da girotondi di clienti del battuage, abitazioni con affaccio su pornografia esistenziale e nichilismo sessuale e ingorghi di clienti, arteria stradale di sangue marcio che taglia in due la Roma popolare dell’oriente urbano, e attraversa e collega Quarticciolo, Tor…