Dopo fughe, inseguimenti e lavoro gregario il campione italiano festeggia sotto il Monte Pelmo. Per Thibaut Pinot continua la sindrome di Calimero. Roglic attacca, Thomas risponde, Almeida si stacca
È un bel posto per vincere la val zoldana. Perché quando si vince si guarda più in là della propria ruota, si alzano gli occhi al cielo e sotto il cielo della val zoldana c’è il Monte Pelmo, che è un gran bel vedere. È un bel posto soprattutto se si ha indosso la maglia di campione d’Italia, perché la tonalità di verde che del tricolore è forse l’unico che manca a tutto il verde che c’è attorno, completa lo spettro cromatico. Filippo Zana oltre a sistemare lo spettro cromatico, ha sistemato anche il suo Giro d’Italia che già, a dirla tutta, era già parecchio positivo. Che di fughe ne aveva centrate, che di ottimi piazzamenti pure (terzo nella ottava tappa, quella di Fossombrone), che di chilometri in testa al gruppo ne aveva percorsi per agevolare le vittorie altrui (tipo a Melfi per Michael Matthews), che d’aiuto ne aveva dato (come a Eddy Dunbar verso il Monte Bondone). Vincere una tappa era qualcosa in più, che non gli era richiesto, ma che se fosse arrivata sarebbe stato meglio. È arrivata al termine della diciottesima frazione, la Oderzo-Val di Zoldo, 161 chilometri.